lunedì 23 giugno 2008

Doc. Impègnàti,letto al CN del PLI

22-06-2008
Documento letto al CN del PLI da Impegnati

Documento di Impegnati,letto dall'amico Paolo Rosati al Consiglio Nazionale del PLI del 21.06.08 da www.impegnati.it
Il punto.

Editoriali ne abbiamo scritti ormai tanti per il sito. Interventi al CN del PLI anche. Ma oggi, dopo aver preso la decisione di separarci da quel gruppo liberale che ci ha fatto innamorare della politica pulita, abbiamo deciso di intervenire sul dibattito che secondo noi serve all’Italia e, a maggior ragione, al partito-madre al quale guardiamo da sempre come la nostra casa ideale.

Che Italia abbiamo di fronte?

La stessa di 10, 20 anni fa. Nonostante i cambi di facciata (PdL al posto di FI/AN) e Pd (al posto di DS e Margherita), nonostante la grande delega di fiducia che gli elettori hanno riservato al Berlusconi IV, nonostante una nuova presidente degli industriali o il ritorno all’utile della FIAT non ci sembra proprio di trovarci di fronte ad una nuova Italia.

Anzi. E siamo intervenuti al CN del PLI proprio perchè, avendo a cuore l’Italia (e il partito), vogliamo incitarvi (ed invitarvi) ad una riflessione e ad una decisione.

La Riflessione
Ci ripetiamo, lo abbiamo detto tantissime volte: il nostro paese è attanagliato da un problema di fondo. Non per fare i semplicisti o i populisti, ma il “problema italiano” dipende dal nostro DNA, dalla nostra educazione: il levantinismo, il compromesso a tutti i costi, la filosofia deleteria del “francia o spagna purché se magna”, le furbate contro tutti e tutto, il perdonismo, l’egualitarismo, le derive antimeritocratiche, la perdita della nostra identità nazionale, e potremmo continuare. Leggiamo i giornali di questi ultimi giorni. Non abbiamo che l’imbarazzo della scelta:

i rifiuti di Napoli, che sembrano non dispiacere soprattutto ai napoletani visto il silenzio assordante della sua classe dirigente negli ultimi 15 anni
lo scandalo della Santa Rita a Milano, dove ci sono stati italiani che hanno tradito il giuramento di Ippocrate ed hanno lucrato sulla salute di loro concittadini pur di gonfiare i propri stipendi
la situazione disastrosa del nostro sistema scolastico, che brucia i sogni delle nostre nuove generazioni, preparandole al nulla o costringendole ad emigrare all’estero per veder premiate le loro capacità
le varie camorre, mafie, n’dranghete, che continuano le loro guerriglie e si eliminano fra di loro
le varie lobby, massonerie, gruppi di interesse, che continuano a spartirsi la stessa torta, incuranti di vederla sempre più piccola per tutti

Dal nostro osservatorio vediamo un Paese sempre più dilaniato, arrabbiato, dove ognuno di noi è una “monade” solitaria, asociale, divisa. Siamo un popolo che non ama sé stesso.

Ecco la riflessione che noi di Impégnàti vi invitiamo a fare: non si possono riadattare le abitudini mentali di un popolo che non ama sé stesso cambiando etichette ai partiti o presidenti di Confindustria. La rivoluzione di cui c’è bisogno deve partire dal basso, deve scuotere le coscienze, deve ricostruire il tessuto sociale, deve mettere i valori (e non i soldi) al centro delle motivazioni e delle azioni umane.

La nostra riflessione è un sogno ad occhi aperti, una goccia in un oceano, una speranza che potete pure chiamare velleitaria. Non ci offendiamo... è che tutto questo non può piacerci.

La Decisione
La nostra cultura liberale ci impone di mettere al centro delle nostre attenzioni politiche e sociali l’uomo, il singolo, il cittadino. Siamo quindi chiamati a difendere i valori basilari dell’essere umano: meritocrazia, proprietà privata, “rules of law”, eguaglianza di opportunità (non di risultati), sicurezza, radici, agiatezza economica.

Da liberali non possiamo restare inermi ed anzi abbiamo il dovere morale di lavorare per cambiare il DNA degli italiani del XXI secolo. Ma contiamo come il “due di picche”: lo 0,3% di Destra Liberale a Milano è lo stesso 0,3% del PLI nazionale.

Rappresentiamo il nulla, anzi meno del nulla. E rappresenteremo ancora meno se non troviamo il coraggio di ripartire.

Il liberalismo ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella storia del nostro Paese, a partire dall’unità d’Italia. E il PLI divenne il partito del liberalismo anche quando l’Italia divenne socialista, a costo di sacrifici e minacce, a costo di un marginalismo numerico. Ma la storia ci sta dando ragione (le lezioni di Einaudi sulla scuola, per esempio, sono ancora di un’attualità travolgente).
Se il PLI era il partito dei gentiluomini, il simbolo di una classe dirigente onesta ed efficiente spetta ora a noi onorare questa missione storica. Ricostruiamo il PLI di un tempo, chiamando a raccolta tutte le intelligenze liberali italiane e puntando sulla forza morale dei tanti amici che abbiamo incontrato in questi anni.

Diciamocelo sinceramente. Cosa è stato il PLI degli ultimi anni? E’ sopravvissuto grazie a Stefano De Luca, che ringraziamo sinceramente per aver tenuto accesa la fiammella di speranza e di vita. Ma è stato ondivago, ha cercato sponde prima a destra e poi a sinistra, ha chiamato a sé gente ormai segnata dagli scandali e dalla storia. Ha seguito pedissequamente metodi e pratiche censurabili che lasceremmo volentieri a tutti gli altri partiti e partitini del panorama politico italiano. Pur di esistere ha tradito la sua storia, la sua nobiltà intrinseca, il suo stesso onore. Pur di credere di contare ha smesso di volare alto. Pur di sedersi al tavolo negoziale per due briciole ha perso la faccia. Non ha mai avuto il coraggio di dire “basta, noi siamo diversi”. Non lo ha mai avuto perchè non sarebbe stato vero. Questo PLI non è il PLI storico.

Occorre ripartire, occorre decidere di voler ripartire. Da zero.

Stefano, se veramente ami questo partito (e l’Italia), se realmente vuoi fare del bene mantieni la parola che hai dato ormai due anni fa e dimettiti. Assieme a tutta la direzione.

Ci avete provato. Avete tenuto in vita la macchina dello 0,3%. Ma non è quello di cui ha bisogno il partito o l’Italia.

Occorre decidere di azzerare le tessere, tutte le tessere, ed indire un nuovo congresso costituente.
Ed occorre decidere di introdurre tre semplici regole per potersi candidare alla segreteria e alla direzione politica:
Essere nati dopo il 1960
Non essere iscritti ad alcuna massoneria, ad alcuna lobby, ad alcuna chiesa
Essere sempre stati liberaliebasta (non liberal) e non aver mai cercato alleanze con chi non è mai stato liberale

Ecco la decisione che ci aspettiamo da questo CN. Tutto il resto, scusateci tanto, è rimescolare un brodino ormai scipito che farebbe vergognare i padri nobili di questo partito e che –per l’ennesima e forse ultima volta- va a spegnere ogni sia pur minima speranza di far qualcosa per risollevare questo nostro disgraziato Paese
Claudio Saragozza