martedì 5 gennaio 2010

Sartori risponde a Tito Boeri a proposito dell'islam..

Giovanni Sartori
Il mio editoriale del 20 dicembre «La integrazione degli islamici» resta attuale perché la legge sulla cittadinanza resta ancora da approvare (alla Camera). Nel frattempo altri ne hanno discusso su questo giornale. Tra questi il professor Tito Boeri mi ha dedicato ( Corriere del 23 dicembre) un attacco sgradevole nel tono e irrilevante nella sostanza. Il che mi ha spaventato. Se Boeri, che è professore di Economia del lavoro alla Bocconi e autorevole collaboratore di Repubblica, non è in grado di capire quel che scrivo (il suo attacco ignora totalmente il mio argomento) e dimostra di non sapere nulla del tema nel quale si spericola, figurarsi gli altri, figurarsi i politici.
Il Nostro esordisce così: «Dunque Sartori ha deciso che gli immigrati di fede islamica non sono integrabili nel nostro tessuto sociale, non devono poter diventare cittadini italiani». In verità il mio articolo si limitava a ricordare che gli islamici non si sono mai integrati, nel corso dei secoli (un millennio e passa) in nessuna società non-islamica. Il che era detto per sottolineare la difficoltà del problema. Se poi a Boeri interessa sapere che cosa «ho deciso», allora gli segnalo che in argomento ho scritto molti saggi, più il volume «Pluralismo, Multiculturalismo e Estranei» (Rizzoli 2002), più alcuni capitoletti del libriccino «La Democrazia in Trenta Lezioni» (Mondadori, 2008).
Ma non pretendo di affaticare la mente di un «pensabenista», di un ripetitore rituale del politicamente corretto, che perciò sa già tutto, con inutili letture. Mi limiterò a chiosare due perle del suo intervento. Boeri mi chiede: «Pensa Sartori che chi nasce in Italia, studia, lavora e paga le tasse per diventare italiano debba abbandonare la fede islamica?». Ovviamente non lo penso. Invece ho sempre scritto che le società liberalnon richiedono nessuna assimilazione. Fermo restando che ogni estraneo (straniero) mantiene la sua religione e la sua identità culturale, la sua integrazione richiede soltanto che accetti i valori etico-politici di una Città fondata sulla tolleranza e sulla separazione tra religione e politica. Se l’immigrato rifiuta quei valori, allora non è integrato; e certo non diventa tale perché viene italianizzato, e cioè in virtù di un pezzo di carta. Al qual proposito l’esempio classico è quello delle comunità ebraiche che mantengono, nelle odierne liberal-democrazie, la loro millenaria identità religiosa e culturale ma che, al tempo stesso, risultano perfettamente integrate nel sistema politico nel quale vivono.
Ultima perla. Boeri sottintende che io la pensi come «quei sindaci leghisti» eccetera eccetera. No. A parte il colpo basso (che non lo onora), la verità è che io seguo l’interpretazione della civiltà islamica e della sua decadenza di Arnold Toynbee, il grande e insuperato autore di una monumentale storia delle civilizzazioni (vedi Democrazia 2008, pp. 78-80). Il mio pedigree di studioso è in ordine. È quello del mio assaltatore che non lo è.
Il Corriere ha poi pubblicato il 29 dicembre le lettere di due lettori i quali, a differenza del professor Boeri, hanno capito benissimo la natura e l’importanza del problema che avevo posto, e che chiedevano lumi a Sergio Romano. Ai suoi «lumi» posso aggiungere il mio? Romano, che è accademicamente uno storico, fa capo alle moltissime variabili che sono in gioco, ai loro molteplici contesti, e pertanto alla straordinaria complessità del problema. D’accordo. Ma nelle scienze sociali lo studioso deve procedere diversamente, deve isolare la variabile a più alto potere esplicativo, che spiega più delle altre. Nel nostro caso la variabile islamica (il suo monoteismo teocratico) risulta essere la più potente. S’intende che questa ipotesi viene poi sottoposta a ricerche che la confermano, smentiscono e comunque misurano. Ma soprattutto si deve intendere che questa variabile «varia», appunto, in intensità, diciamo in grado di riscaldamento.
Alla sua intensità massima produce l’uomo-bomba, il martire della fede che si fa esplodere, che si uccide per uccidere (e che nessuna altra cultura ha mai prodotto). Diciamo, a caso, che a questo grado di surriscaldamento, di fanatismo religioso, arrivano uno-due musulmani su un milione. Tanto può bastare per terrorizzare gli infedeli, e al tempo stesso per rinforzare e galvanizzare l’identità fideistica (grazie anche ai nuovi potentissimi strumenti di comunicazione di massa) di centinaia di milioni di musulmani che così ritrovano il proprio orgoglio di antica civiltà.
Ecco perché, allora, l’integrazione dell’islamico nelle società modernizzate diventa più difficile che mai. Fermo restando, come ricordavo nel mio fondo e come ho spiegato nei miei libri, che è sempre stata difficilissima.

venerdì 1 gennaio 2010

Il mio primo proposito per il 2010

E’ difficile parlare e fare politica in un Paese dove ancora si fa fatica a manifestare le proprie idee senza correre il rischio di essere calpestati o calpestare la sensibilità di chi la pensa diversamente ,come è difficile difendere il proprio credo religioso senza per questo venir accusati di fondamentalismo o correre il rischio di essere vilipesi e e ridotti al silenzio . E potrebbe sembrare fuori luogo partire con un nuovo blog solo per che non tutti frequentano Facebook,Twitter o quando i cittadini cui ci rivolgiamo hanno raggiunto un grado di disincanto e disinnamoramento verso la politica ,la religione,il lavoro,la famiglia e i valori che ci sono stati consegnati dalla storia dopo lunghe e feroci battaglie fatte dai nostri padri,non ne vogliono più sapere.
Ma dobbiamo farlo,dobbiamo trovare il coraggio di risvegliare la passione e la speranza di quelli che se ne stanno rintanati dentro i loro pc,telefonini ,dentro i bar o davanti alla televisione a lamentarsi di come vanno le cose,del degrado generale,di chi delinque e pretende rispetto,di chi non rispetta la libertà del singolo e lo opprime con le tasse e altre vessazioni,di chi in nome della propria religione,attacca o subisce passivamente l’imposizione di altre culture che non accettano l’integrazione,o come quelli che in nome dell’islam vogliono imporci la loro feroce teocrazia o come chi in nome di una delle tre ideologie totalitarie vuole imporci la sua visione distorta della libertà offrendoci un modello di vita liberticida.
Per questo nei miei post inserirò sempre le voci degli invisibili ,dei loro problemi e di chi non li aiuta,come le nostre donne,anziani e giovani,di chi non accetta il politicamente corretto e di chi non si fida più di questa classe dirigente che ha distrutto quello che un tempo era il Paese più bello del mondo.
Io non mi vergognerò mai di dire ai miei amici liberali,a voce alta, che sono un Liberale e per giunta cristiano anche se per loro è permesso dire solo liberal(e),accompagnato da socialista,democratico,ecc..ecc.. ma mai da cristiano. E dirò anche a voce alta di essere filo israeliano e filo americano,come ho sempre fatto nella mia vita e difenderò e lotterò sempre per le mie,le nostre Radici giudaico cristiane e per una società sempre più liberale e meno statalista.
Per questo auguro a me e a tutti noi un 2010 all’insegna della riscossa.