sabato 20 marzo 2010

Saragozza,per la Municipalità a Mestre(scheda rosa)


Gentile Elettore,

Ho deciso di impegnarmi personalmente nella Municipalità di Mestre perché vorrei agire in modo concreto per la nostra città. Come sarà probabilmente accaduto anche a voi, ci sono molti aspetti della vita del nostro Comune che non mi soddisfano e mi deludono ed è stata proprio questa insoddisfazione a spingermi nella mia scelta politica. Nel mio impegno politico sono guidato da una serie di punti fermi:

Penso alla sicurezza delle nostre strade e ai nostri parchi,penso alle fasce deboli ed indifese come gli anziani senza un'assistenza domiciliare garantita,alla mancanza di un pronto soccorso a Mestre centro ,penso agli asili nido,alle donne e al welfare spostato verso solo chi non ne ha diritto,e penso alla viabilità congestionata e irrazionale di Mestre,ai parcheggi alla Ztl e alle fasce blu pensate per le casse comunali e mai per i cittadini spesso privi di garage. Penso ai nostri artigiani e negozianti abbandonati a se stessi e tante altre cose che potrebbero aiutare i mestrini a vivere la propria città con amore.

Per questo ho a cuore alcuni aspetti ben chiari di cui vorrei occuparmi nella nostra città:

Sicurezza, Cultura, Solidarietà, Viabilità, Ambiente.
.

Mi permetto di invitarla a conservare il mio biglietto per il 27 marzo, quando dovrà esprimere la sua preferenza per la Municipalità (scheda rosa ), se decidesse di darmi la sua fiducia. In caso contrario, sono sicuro che la sua scelta sarà sempre volta al bene della nostra città.


Chi sono:
politicamente sono di formazione cristiano-liberale ,cresciuto nella tolleranza e con la cultura della Meritocrazia.
Collaboro con Magdi Cristiano Allam e ho promosso alcuni eventi culturali a Venezia e a Mestre.
Tra le mie priorità ci sono la difesa delle nostre radici giudaico cristiane e della sacralità della vita.

martedì 16 marzo 2010

ALEF,associazione dei liberi e forti.


E' nata la casa comune dei popolari: si chiama Alef, associazione dei liberi e forti, una rete di associazioni, circoli culturali, centri studi, persone giuridiche e fisiche che si ispirano ai valori del popolarismo sturziano e degasperiano declinati secondo gli orientamenti pastorali dell'enciclica 'Caritas in veritate' e si riconoscono, a livello europeo, nei programmi e nell'organizzazione del Ppe. La nuova associazione si è costituita lunedì scorso all'hotel Ai Pini di Mestre, sotto il coordinamento di Ettore Bonalberti, opinionista di Radioformigoni e direttore del blog 'Insieme' (www.insiemeweb.net), affiancato da Giorgio Zabeo presidente dei circoli 'Insieme' del Veneto e Antonino Giannone, docente di politica aziendale al politecnico di Torino, dei Popolari liberali di Milano. In sala una nutrita rappresentanza di associazioni proveniente da varie regioni d'Italia: Veneto, Emilia, Toscana, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Puglia e Lombardia. Una presenza significativa a riprova della valenza nazionale dell'iniziativa scaturita da un'intuizione di Bonalberti e Mario Guadalupi, ad di Metakom, esperto di comunicazioni. Bonalberti, in apertura, ha ricordato il convegno di Lonato del Garda nel novembre del 2009, evento dal quale si è poi sviluppata la traiettoria aggregativa che ha portato alla costituzione di Alef, autentica novità nel panorama culturale e politico italiano. Bonalberti ha poi ricordato gli incontri con l'on. Arnaldo Forlani, gli amici Bartolo Ciccardini e Gerardo Bianco, animatori della rivista 'Camaldoli' coi quali è stato avviato un dialogo costruttivo e con l'on. Roberto Mazzotta, presidente della Fondazione Luigi Sturzo di Roma. "Proprio la Fondazione romana - ha affermato Bonalberti - sarà la casa comune per garantire il confronto fra le diverse sensibilità presenti in Italia, strutturate in partiiti, movimenti, associazioni, reti di associazioni che si richiamano ai valori popolari sturziani degasperiani e che in termini europei si rifanno al Ppe. Inoltre - ha aggiunto - entro la prima decade di maggio Alef organizzerà a Roma un incontro di studio con una presentazione del presidente della Fondazione Sturzo. Penso - ha concluso Bonalberti - che al di là del nostro esplicito riferimento nel documento di Lonato del Garda con cui abbiamo attivato il primo nucleo della rete di Alef, alla volontà di ricostruire l'unità di tutte le componenti di ispirazione cristiano sociale e popolare all'interno del Pdl, ci siano solide ragioni per continuare il confronto con tutti gli amici di pari ispirazione ideale che, distinti e distanti dal Pdl, sentono come noi l'esigenza di ricomporre quanto è sin qui disgregato e disperso dopo la a fine della Democrazia cristiana". Dal canto suo Antonino Giannone ha ribadito la bussola di Alef. "Liberi e forti - ha sostenuto - con tutte le associazioni ed i movimenti aderenti, sull'impostazione annunciata a Lonato del Garda, intende rivolgersi sia all'interno che all'esterno del Pdl e cioè a tutti coloro che sono convinti che per il futuro dell'Italia sia indispensabile una guida e un programma che si rifaccia ai valori della cultura del centrismo, dei riformismo sociale, del volontariato e della dottrina sociale della Chiesa". Al termine l'assemblea ha eletto all'unanimità Ettore Bonalberti alla presidenza dell'associazione.

lunedì 8 marzo 2010

Ora tocca a noi

Da www.impegnati.it


Ora tocca a noi
Scritto da Mario Caputi

Innanzitutto una cosa. Noi siamo ipergarantisti: nessun intercettato, indiziato, accusato può essere ritenuto colpevole senza essere stato prima giudicato da un tribunale e condannato secondo leggi e gradi di giudizio.

Detto questo, ripetendo quanto andiamo dicendo da anni a questa parte, questa Italia non ci piace. La nostra gente non ci piace. La furbizia non ci piace. L’illegalità non ci piace. L’ipocrisia non ci piace.



Viviamo in un’emergenza economica, politica, burocratica. E secondo noi la “colpa” è della madre di tutte le emergenze: quella morale.

A Milano (come in tante altre nostre città) c’è una best practice logistica. Agli angoli di tutte le strade, lungo i marciapedi più frequentati, nelle stazioni di tutti i metrò:





1. I venditori ambulanti, extra-comunitari. Se piove vendono ombrelli. Se fa freddo vendono sciarpe e guanti. Se c’è sole vendono ventilatori made in China, o calze sportive, o cinte a tre euro. Dalle otto di mattina alle sette di sera. Senza emettere fatture. Senza alcuna licenza. Senza pagare le tasse.



2. I mendicanti (quasi tutti extra-comunitari): senza gambe, con i piedi storti, senza mani, sudici e puzzolenti. Sostano sempre sugli stessi marciapiedi, nelle piazze, davanti ai negozi di moda. Viaggiano nei metrò e nei bus. Qualcuno ha pagato loro i voli per arrivare da noi. E paga loro i voli (o autobus stravecchi) per riportarli da dove vengono.


E’ un sottomondo che incassa i nostri soldi. Organizzato dall’alto, da qualche genio logistico con appoggi in alto, che sfrutta e guadagna impunito. Lo sanno tutti. I cittadini chiudono un occhio. Polizia e Guardia di Finanza li chiudono entrambi. Controllori e bigliettai, anche. I politici, sì i politici, litigano su altri temi.

E poi c’è la “creme de la creme”: i vip. Dal turbillon di Bertolaso (e della Protezione civile) a Fastweb e al dio scaglia (il minuscolo è d’obbligo). Da Di Girolamo e De Gregorio a Marrazzo e Bassolino. Da Corona / D’Addario a cubiste e transessuali. Di questa “crema” ne parlano tutti i giornali. Da “Chi” al “Sole”. E tutte le TV. Da Porta a Porta alla premiata ditta santoro/travaglio (anche qui il minuscolo non nuoce). Ma, appunto, se ne parla soltanto. E qualche intellettuale con il cervello all’ammasso, o qualche pasionaria senza famiglia, a giustificare, chiedere indulgenza, sottovalutare.

Viviamo immersi in uno schifo impunito e celebrato. Che fornisce esempi sbagliati a giovani senza futuro. Ora anche la chiesa e i vescovi insorgono. Chiedono una nuova classe dirigente ed una nuova morale.

L’Italia del XXI secolo è forse la peggiore Italia dacchè questa penisola fu scoperta da Enea e abitata da etruschi e greci. Un guazzabuglio di schifo. Da noi denunciato dacchè esistiamo.

Assieme alla nostra denuncia abbiamo invitato l’Italia ancora perbene ad alzare la voce e a fare qualcosa contro questa melma sudicia. “Impégnati” andiamo dicendo. Noi che siamo “impegnàti”. Ci ascoltano in pochi, anche dentro il partito che ha fatto l’Italia e che dovrebbe rifarla (il PLI). Ci mettono ai margini. Ci vogliono lontani perchè sanno che abbiamo ragione. Ci accusano di voler rifare l’Italia. Ci accusano di essere duri ed intransigenti.

Continuate pure così. Non ci intimidirete. Sappiamo di essere nel giusto. Sappiamo che tocca a noi, solo a quelli come noi, di continuare a parlare per mostrare una luce, un faro, una direzione diversa. Una luce piccola, senza soldi, cui vogliono staccare la corrente.

Ma la luce è accesa. C’è. Ci siamo, ci saremo e continueremo a farci sentire. Nel nostro piccolo e con i nostri mezzi. Lo dobbiamo a noi stessi, ai nostri caduti in guerra, alla nostra storia ma –soprattutto- ai nostri figli.

Voi siete lo schifo, la cacca, la merda. Non ci fermerete mai.

Innanzitutto una cosa. Noi siamo ipergarantisti: nessun intercettato, indiziato, accusato può essere ritenuto colpevole senza essere stato prima giudicato da un tribunale e condannato secondo leggi e gradi di giudizio.

Detto questo, ripetendo quanto andiamo dicendo da anni a questa parte, questa Italia non ci piace. La nostra gente non ci piace. La furbizia non ci piace. L’illegalità non ci piace. L’ipocrisia non ci piace.

domenica 21 febbraio 2010

Dai il tuo voto a Claudio Saragozza


Per la Municipalità di Mestre centro ( scheda rosa ).
Claudio Saragozza è nato ad Asmara (Eritrea) il 27 ottobre del 1959. Diplomatosi come perito Elettrotecnico a Roma, ha iniziato, per lavoro, a viaggiare per il mondo, accumulando esperienze e contatti in diversi settori. Nella fattispecie, per una decina di anni ha svolto attività d’imprenditore nel settore dei materiali lapidei. Attualmente, Claudio Saragozza lavora in qualità di coordinatore nel settore della logistica per conto di un’importante società del ramo corrieri espresso. Di formazione liberale cristiana, Saragozza è confluito inizialmente nella storica Destra Liberale di Giovanni Malagodi per poi aderire, in tempi più recenti, alla compagine di Magdi Cristiano Allam, al quale è legato dal comune impegno nella difesa della sacralità della vita, delle radici giudaico-cristiane della nostra Cultura, nel rispetto delle minoranze etnico - religiose presenti nel nostro Paese e nel sostegno verso le fasce più deboli ed emarginate della nostra società. Grazie alle sue capacità organizzative, ai suoi specifici interessi in materia di Diritti Umani e tutela delle minoranze cristiane e no (come quella armena ed ebraica) e ai suoi contatti con giornalisti, scrittori, intellettuali e onesti politici d’area cristiano-liberale, Claudio Saragozza è stato protagonista e promotore di non pochi eventi culturali di spessore. Ricordiamo il dibattito ‘Il valore della Memoria’, svoltosi nel dicembre 2008, a Venezia, presso il Collegio Armeno, in occasione della presentazione del libro del giornalista e saggista Alberto Rosselli “L’Olocausto Armeno” (testo incentrato sulla persecuzione attuata dai turchi nei confronti di questo antichissimo popolo cristiano): evento al quale partecipò anche la Prof.ssa Antonia Arslan, nota scrittrice di fama internazionale, e quello più recente, svoltosi nel dicembre del 2009, a Mestre, in occasione della presentazione del libro del geopolitico francese Alexander Del Valle, “Verdi Rossi Neri”, testo incentrato sui totalitarismi (islamico, comunista e nazista).
Legato da un forte amore per Mestre - Venezia, Saragozza focalizza la sua attenzione e il suo impegno civile e politico sulla risoluzione ragionata e razionale dei problemi economico-sociali di questa particolare realtà, promuovendo iniziative concrete per realizzare un’armonica comunione tra esigenze di sviluppo e difesa dell’ambiente, ed anche per il rilancio del comparto turistico e culturale. Non solo. Gli sforzi di questo candidato si concentrano anche, e soprattutto, sui bisogni primari del vero, unico nucleo fondante di ogni società civile, cioè sulla famiglia e sulle sue necessità di tutela, come dimostra, nel suo privato, l’amore e la dedizione dello stesso Claudio Saragozza nei confronti del ‘suo’ nucleo, composto dalla moglie Antonella e dalla figlia Micol. La tutela della gioventù, quella dei ‘diritti delle mamme’ (sia casalinghe, sia lavoratrici), quella degli anziani, ma anche quella dei giovani che, finiti gli studi dell’obbligo o superiori, si affacciano ad un mondo del lavoro sempre più chiuso e asfissiato da una pesante burocrazia e dal peso di tasse inique, rappresentano gli altri punti cardine del programma politico di Claudio Saragozza: una strategia operativa a 360 gradi mirata a trovare le giuste soluzioni per favorire una maggiore sicurezza dei cittadini tutti e un più facile ed armonico inserimento e reinserimento dei giovani e dei meno giovani (soprattutto coloro i quali hanno perso il lavoro) nella società produttiva. Ultimo, ma non per importanza, è l’impegno, per altro già profuso da Saragozza, a tutela della conservazione delle tradizioni culturali e religiose della nostra terra, contro la demagogica teoria dell’accoglienza ‘a tutti i costì degli elementi extracomunitari, soprattutto islamici. In questo senso, va precisato che la visione di Saragozza non è certo ‘ad esclusione’ preconcetta, ma si fonda su una realistica fusione d’ideali e sentimenti liberali e cristiani e di razionale ‘senso dell’opportunità’. Integrazione, sì, ma a condizione che l’elemento straniero non prevarichi e, soprattutto, accetti e rispetti le nostre leggi e il nostro modo di concepire la vita, il lavoro e la famiglia.

martedì 5 gennaio 2010

Sartori risponde a Tito Boeri a proposito dell'islam..

Giovanni Sartori
Il mio editoriale del 20 dicembre «La integrazione degli islamici» resta attuale perché la legge sulla cittadinanza resta ancora da approvare (alla Camera). Nel frattempo altri ne hanno discusso su questo giornale. Tra questi il professor Tito Boeri mi ha dedicato ( Corriere del 23 dicembre) un attacco sgradevole nel tono e irrilevante nella sostanza. Il che mi ha spaventato. Se Boeri, che è professore di Economia del lavoro alla Bocconi e autorevole collaboratore di Repubblica, non è in grado di capire quel che scrivo (il suo attacco ignora totalmente il mio argomento) e dimostra di non sapere nulla del tema nel quale si spericola, figurarsi gli altri, figurarsi i politici.
Il Nostro esordisce così: «Dunque Sartori ha deciso che gli immigrati di fede islamica non sono integrabili nel nostro tessuto sociale, non devono poter diventare cittadini italiani». In verità il mio articolo si limitava a ricordare che gli islamici non si sono mai integrati, nel corso dei secoli (un millennio e passa) in nessuna società non-islamica. Il che era detto per sottolineare la difficoltà del problema. Se poi a Boeri interessa sapere che cosa «ho deciso», allora gli segnalo che in argomento ho scritto molti saggi, più il volume «Pluralismo, Multiculturalismo e Estranei» (Rizzoli 2002), più alcuni capitoletti del libriccino «La Democrazia in Trenta Lezioni» (Mondadori, 2008).
Ma non pretendo di affaticare la mente di un «pensabenista», di un ripetitore rituale del politicamente corretto, che perciò sa già tutto, con inutili letture. Mi limiterò a chiosare due perle del suo intervento. Boeri mi chiede: «Pensa Sartori che chi nasce in Italia, studia, lavora e paga le tasse per diventare italiano debba abbandonare la fede islamica?». Ovviamente non lo penso. Invece ho sempre scritto che le società liberalnon richiedono nessuna assimilazione. Fermo restando che ogni estraneo (straniero) mantiene la sua religione e la sua identità culturale, la sua integrazione richiede soltanto che accetti i valori etico-politici di una Città fondata sulla tolleranza e sulla separazione tra religione e politica. Se l’immigrato rifiuta quei valori, allora non è integrato; e certo non diventa tale perché viene italianizzato, e cioè in virtù di un pezzo di carta. Al qual proposito l’esempio classico è quello delle comunità ebraiche che mantengono, nelle odierne liberal-democrazie, la loro millenaria identità religiosa e culturale ma che, al tempo stesso, risultano perfettamente integrate nel sistema politico nel quale vivono.
Ultima perla. Boeri sottintende che io la pensi come «quei sindaci leghisti» eccetera eccetera. No. A parte il colpo basso (che non lo onora), la verità è che io seguo l’interpretazione della civiltà islamica e della sua decadenza di Arnold Toynbee, il grande e insuperato autore di una monumentale storia delle civilizzazioni (vedi Democrazia 2008, pp. 78-80). Il mio pedigree di studioso è in ordine. È quello del mio assaltatore che non lo è.
Il Corriere ha poi pubblicato il 29 dicembre le lettere di due lettori i quali, a differenza del professor Boeri, hanno capito benissimo la natura e l’importanza del problema che avevo posto, e che chiedevano lumi a Sergio Romano. Ai suoi «lumi» posso aggiungere il mio? Romano, che è accademicamente uno storico, fa capo alle moltissime variabili che sono in gioco, ai loro molteplici contesti, e pertanto alla straordinaria complessità del problema. D’accordo. Ma nelle scienze sociali lo studioso deve procedere diversamente, deve isolare la variabile a più alto potere esplicativo, che spiega più delle altre. Nel nostro caso la variabile islamica (il suo monoteismo teocratico) risulta essere la più potente. S’intende che questa ipotesi viene poi sottoposta a ricerche che la confermano, smentiscono e comunque misurano. Ma soprattutto si deve intendere che questa variabile «varia», appunto, in intensità, diciamo in grado di riscaldamento.
Alla sua intensità massima produce l’uomo-bomba, il martire della fede che si fa esplodere, che si uccide per uccidere (e che nessuna altra cultura ha mai prodotto). Diciamo, a caso, che a questo grado di surriscaldamento, di fanatismo religioso, arrivano uno-due musulmani su un milione. Tanto può bastare per terrorizzare gli infedeli, e al tempo stesso per rinforzare e galvanizzare l’identità fideistica (grazie anche ai nuovi potentissimi strumenti di comunicazione di massa) di centinaia di milioni di musulmani che così ritrovano il proprio orgoglio di antica civiltà.
Ecco perché, allora, l’integrazione dell’islamico nelle società modernizzate diventa più difficile che mai. Fermo restando, come ricordavo nel mio fondo e come ho spiegato nei miei libri, che è sempre stata difficilissima.

venerdì 1 gennaio 2010

Il mio primo proposito per il 2010

E’ difficile parlare e fare politica in un Paese dove ancora si fa fatica a manifestare le proprie idee senza correre il rischio di essere calpestati o calpestare la sensibilità di chi la pensa diversamente ,come è difficile difendere il proprio credo religioso senza per questo venir accusati di fondamentalismo o correre il rischio di essere vilipesi e e ridotti al silenzio . E potrebbe sembrare fuori luogo partire con un nuovo blog solo per che non tutti frequentano Facebook,Twitter o quando i cittadini cui ci rivolgiamo hanno raggiunto un grado di disincanto e disinnamoramento verso la politica ,la religione,il lavoro,la famiglia e i valori che ci sono stati consegnati dalla storia dopo lunghe e feroci battaglie fatte dai nostri padri,non ne vogliono più sapere.
Ma dobbiamo farlo,dobbiamo trovare il coraggio di risvegliare la passione e la speranza di quelli che se ne stanno rintanati dentro i loro pc,telefonini ,dentro i bar o davanti alla televisione a lamentarsi di come vanno le cose,del degrado generale,di chi delinque e pretende rispetto,di chi non rispetta la libertà del singolo e lo opprime con le tasse e altre vessazioni,di chi in nome della propria religione,attacca o subisce passivamente l’imposizione di altre culture che non accettano l’integrazione,o come quelli che in nome dell’islam vogliono imporci la loro feroce teocrazia o come chi in nome di una delle tre ideologie totalitarie vuole imporci la sua visione distorta della libertà offrendoci un modello di vita liberticida.
Per questo nei miei post inserirò sempre le voci degli invisibili ,dei loro problemi e di chi non li aiuta,come le nostre donne,anziani e giovani,di chi non accetta il politicamente corretto e di chi non si fida più di questa classe dirigente che ha distrutto quello che un tempo era il Paese più bello del mondo.
Io non mi vergognerò mai di dire ai miei amici liberali,a voce alta, che sono un Liberale e per giunta cristiano anche se per loro è permesso dire solo liberal(e),accompagnato da socialista,democratico,ecc..ecc.. ma mai da cristiano. E dirò anche a voce alta di essere filo israeliano e filo americano,come ho sempre fatto nella mia vita e difenderò e lotterò sempre per le mie,le nostre Radici giudaico cristiane e per una società sempre più liberale e meno statalista.
Per questo auguro a me e a tutti noi un 2010 all’insegna della riscossa.