venerdì 6 gennaio 2012

IL MALE OSCURO DELL'ITALIA NON È INCURABILE di Maurizio Del Maschio

Sono passati cinquant'anni dalla morte di Luigi Einaudi (1874-1961), ma sembra che siano passati invano, che tutti abbiano perso la memoria della sua lezione di economista e di statista. Per rendersene conto, basta osservare il grave e persistente conflitto istituzionale e l'indegno comportamento di chi è chiamato ad esercitare i poteri dello Stato che hanno raggiunto livelli minacciosi per la stabilità della nostra fragile democrazia.

È tempo che il popolo italiano, a centocinquant'anni dalla nascita dello Stato unitario, mostri la sua maturità e rivendichi la propria sovranità assumendo in prima persona quelle drastiche decisioni che non può più illudersi di delegare a coloro che hanno fatto della politica una professione, oltretutto tanto male esercitata. Gli Italiani, illudendosi di essere passati dalla prima alla seconda repubblica, hanno provato prima con il centro-sinistra, poi con il centro-destra, poi ancora con il centro-sinistra e da ultimo con il centro-destra. La situazione non è cambiata, anzi si è ulteriormente aggravata.

Le forze politiche non sono ancora pronte ad affrontare una nuova competizione elettorale che, in un momento di crisi, sarebbe stata ancor più deleteria. Per questo sono stati chiamati i cosiddetti “tecnici”, per togliere le castagne dal fuoco ai politici che hanno paura di bruciarsi le mani. Peraltro, per operare la manovra economica disegnata dal governo non occorrevano grandi soloni e professori bocconiani, bastavano alcuni ragionieri. È sorprendente e sconcertante constatare che la prima iniziativa del Ministro della Giustizia sia stata quella di promuovere un'ispezione interna per scoprire dove è finita la scrivania di Palmiro Togliatti e che un altro esponente del Governo ha voluto essere sicuro di non sedere alla scrivania di Benito Mussolini!

In questi giorni è stato varato un Decreto Legge che costituisce la terza grande “stangata” che in sei mesi si è abbattuta sugli Italiani. Molto probabilmente non sarà l'ultima, dal momento che di una vera grande riforma della Pubblica Amministrazione, dell'architettura dello Stato e della burocrazia che soffoca aziende e mercati, di iniziative che diminuiscano stabilmente l'enorme debito pubblico italiano non si vede traccia. Intanto, a pagare sono sempre i soliti, anche se un'indagine della Banca d'Italia rivela che il 10% dei cittadini, che dalla manovra vengono appena scalfiti, detiene circa il 45% della ricchezza nazionale. Per non parlare degli intollerabili privilegi di ogni tipo di cui godono alcune categorie.

La nostra Costituzione e le norme che ne derivano legittimano molte situazioni insostenibili. Essa nasce da un compromesso tra forze democristiane, social-comuniste e liberali che l'hanno elaborata nel 1948 senza mai sottoporla al giudizio dei cittadini. Una sua radicale riforma si presenta di difficile e lunga realizzazione, stante la rigidità e la complessità dell'iter previsto per la sua modifica, mentre i problemi di fronte ai quali ci troviamo sono divenuti numerosi e complessi per essere stati a lungo ignorati e ora necessitano tempestivi rimedi. Urge provvedere celermente a formulare una nuova Carta costituzionale che, mantenendo i valori perenni iscritti nell'attuale legge fondamentale, fornisca le linee guida per una nuova architettura istituzionale dello Stato. È, infatti, chiaro a tutti che nessuna seria e radicale riforma istituzionale potrà mai essere realizzata da una casta politica privilegiata, chiusa nei suoi giochi di palazzo, sorda alle istanze che vengono dalla parte più responsabile e attenta della popolazione e garantita da una Costituzione blindata. Principio cardine della nuova Costituzione deve essere, di fatto oltre che di diritto, la sanzione dell'appartenenza della sovranità al popolo, mentre la delega per lo svolgimento delle funzioni legislativa, esecutiva e giudiziaria è conferibile esclusivamente in presenza di chiari e provati requisiti di idoneità.

Pertanto, è tempo sottoporre al giudizio popolare la proposta di eleggere un'assemblea costituente formata da cittadini non coinvolti direttamente nell'attività politica che, con la consulenza di un comitato di esperti di diritto costituzionale internazionale, formuli il testo di una nuova legge fondamentale da sottoporre all'approvazione popolare con apposito referendum. Per essere davvero efficace, essa dovrà necessariamente conseguire i seguenti dieci obiettivi:

Trasformare l'Italia da repubblica parlamentare in repubblica presidenziale o semi-presidenziale per garantire la stabilità di governo.

Attribuire ai due rami del Parlamento competenze legislative esclusive per semplificare e accelerare l'iter formativo delle leggi.

Ridurre drasticamente il numero dei parlamentari da sottoporre al vincolo di mandato di durata non superiore a due mandati consecutivi. Ciò ridurrebbe il rischio di corruzione, concussione e clientele.

Fissare i criteri di idoneità all'elettorato passivo.

Riconoscere ai partiti il compito di formare la classe politica dirigente, impedendo che i loro apparati possano influire sui poteri dello Stato ed eliminando lo scandalo del finanziamento pubblico.

Preservare la Magistratura da qualsiasi forma di inquinamento politico-ideologico restituendole il ruolo di garante dell'osservanza delle leggi nazionali che il giudice per primo deve rispettare.

Realizzare compiutamente il federalismo mantenendo allo Stato il ruolo di garante dell'unità nazionale e le funzioni non delegabili.

Regolamentare l'associazionismo sindacale imprenditoriale e lavorativo per garantire la tutela degli interessi degli imprenditori e dei lavoratori impedendo la collateralità ai partiti politici.

Privare lo Stato del ruolo imprenditoriale. Non può, infatti, essere nel contempo arbitro-garante e protagonista attivo dell'economia.

Come per le aziende private, istituire un organo ispettivo di revisione interna sull'attività amministrativa centrale e periferica e sottoporre i bilanci delle pubbliche amministrazioni al controllo di soggetti esterni abilitati alla loro certificazione.

È tempo di mostrare all'Europa e al mondo che noi Italiani, memori della nostra storia della quale siamo fieri, non rinunciamo alla nostra dignità, alla nostra civiltà e alla nostra libertà e rivendichiamo il diritto ad una democrazia compiuta.